Laureato in Ingegneria Civile al Politecnico di Milano nel 1928, proveniva da una famiglia di ingegneri e architetti – tradizione che rispettava – Ignazio Mario Gardella, nato a Nel 1905, morto nel 1999, visse da protagonista attraverso tutte le innovazioni di suo secolo, divenendo uno degli artefici del mutevole mondo del design e dell’architettura. Del suo carattere eclettico e dirompente, la città di Milano ne ha beneficiato soprattutto dal 1943, quando Gardella è stato uno dei promotori del programma A.R (“Architetti Riuniti”): i progetti del nuovo piano regolatore costituiscono l’Uno dei più alti test è stato progettato per l’architetto milanese, che con ottimismo voleva ripensare e ricostruire la città per esprimere una nuova società democratica. La sua concezione dell’architettura come “arte”, a metà tra l’architettura utilitaria e l’opera d’arte.
La filosofia di Gardella si basa sulla volontà di realizzare edifici sostenibili, utili alla collettività, caratterizzati dalla consistenza dei materiali, dal valore della luce e dall’architettura. L’architettura di ogni tipo è una combinazione di arte e tecnologia, e il risultato è sia un edificio utilitaristico che un’opera d’arte.
Durante la sua lunga carriera passa dai grandi edifici a quelli più piccoli, occupandosi di arredo urbano – lampioni in Plaza de Santa Babila – e complementi d’arredo, fondando nel 1947 con Luigi Caccia Dominioni l’azienda Azucena. Fino al 1970.
Prima azienda italiana a produrre mobili, lampade e mobili di altissimo livello, ha avuto un ruolo da protagonista nel definire i gusti dell’imprenditoria medio-alta lombarda che hanno segnato la storia degli anni Cinquanta e Sessanta.
Il marchio italiano si è subito distinto per le sue collezioni che hanno unito eleganza formale, un’estetica pura e chiara e un altissimo livello di artigianalità manifatturiera, giocando un ruolo da protagonista nel definire i gusti della classe medio-alta degli imprenditori lombardi che hanno segnato la storia di gli anni ’50. e sessanta. Il brand, che gli architetti hanno chiamato Azucena dal nome della zingara dello spettacolo Il Trovatore, nasce sia per collezionare alcuni loro progetti di arredo per decorare gli edifici da loro progettati sia, a loro volta, per poterne produrre alcuni I singoli mobili appartengono alle collezioni di mobili che progettano. I tre designer hanno quindi iniziato a produrre i mobili che avevano progettato per avere un set già pronto per la casa che stavano progettando. Sono mobili e oggetti, soprattutto lampade “sperimentali” che cambiano le abitudini, considerando i nuovi materiali senza preconcetti su di essi, spesso accostati a materiali tradizionali in modo del tutto sorprendente. Anche le realizzazioni sono laboriose e complesse, in quanto hanno molti componenti e possono provenire dall’industria o dall’artigianato. Lacca, Ottone Cromo Lucido, Cristallo ricercano costantemente luminosità, luminosità, trasparenza nei materiali così come nelle finiture e nei colori per sfuggire alla pesante opacità della tradizione. Per Azucena Gardella ha disegnato una trentina di oggetti, tra cui una lampada da tavolo con paralume plissettato, una lampada in “vetro chiuso”, una lampada in “doppio vetro”, una lampada “Arenzano” e una lampada a sospensione “Paolina”.
Nel 1977 gli è stata conferita dal Presidente della Repubblica la Medaglia d’Oro al Merito in Cultura e Arte Scolastica. Contrariamente all’assoluta libertà di pensiero, il suo rigore metodologico e la sua capacità di superare i confini del linguaggio architettonico sono insegnamenti ancora amati dagli architetti italiani ed europei. Ignazio Gardella è morto ad Oleggio, Novara, nel 1999.